domenica, luglio 31, 2016

temporale

4.30 del mattino. Qualcosa mi sveglia, non so cosa…un tonfo sordo nel cuore, qualcosa di lontano. Provo a riaddormentarmi ma non riesco. Nemmeno Verdicchio che nel buio arriva per sdraiarsi sulla mia gola e farsi confortare mi aiuta a riaddormentarmi. Mi giro nel letto. Mi alzo, sono le 5. I gatti mi seguono silenziosi, è presto pure per loro. Andiamo in cucina, preparo un po’ di tè per me e do qualche crocchetta a loro. Si alza un vento forte e il cielo si riempie di lampi, inizia a piovere. Piove sempre più forte, il vento, i lampi…il cielo che a tratti diventa bianco. Rumore. Tanto rumore. Il suono della pioggia che incessante batte sul vetro, sul tetto, sugli alberi, sulla roccia, acqua che scroscia a cascata dalle grondaie che sature non riescono più a scaricarla, il giardino che diviene una pozza perché anche la terra non fa a tempo a lasciare andare. Chiudo tutte le finestre e ferma, con la mia tazza in mano guardo fuori nel buio illuminato dai lampi e sento il carico energetico della natura e la paura, la paura di chi mi sta intorno e coi baffi dritti e la coda nascosta mi guarda con occhi sgranati e la paura di chi è fuori e penso a chi non ha un tetto sotto cui ripararsi e mi sento fortunata e sento la mia paura profonda e penso a quando il mio di tetto si è disfatto sotto il peso dell’albero immenso che gli si è spezzato sopra quattro anni fa…Lampo. Conto. 1001…1002…1003…conto come quando da bambina ascoltavo il temporale allontanarsi. Poi, lentamente tutto si placa, il cielo, gli animi, i gatti tornano a dormire e io resto alzata a scrivere.

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